Azzurri fuori dal Mondiale: si aprono scenari inimmaginabili

Le lacrime dei giocatori azzurri (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Rischia di trasformarsi in una telenovela quella delle dimissioni di Ventura dalla Nazionale di calcio dopo la storica esclusione dalla fase finale dei Mondiali. “Serata triste, che apre scenari che per il momento sono solo teorici, ma che nel giro di 24 ore diventeranno pratici”, ha spiegato Alessandro Alciato ai microfoni di Sky Sport, aggiungendo che sta per succedere di tutto non solo a Gian Piero Ventura, che non si dimetterà ma verosimilmente non siederà più comunque sulla panchina della Nazionale. Infatti, i retroscena su quanto avverrà sono difficilmente immaginabili e coinvolgeranno l’intero mondo del calcio italiano. C’è di certo che il contratto rinnovato da Ventura fino al 2020 aveva come clausola il passaggio del turno di qualificazione, quindi ora resta in vigore quello in scadenza a luglio 2018. Sono però in ballo 700mila euro, ovvero quanto rimane da percepire ancora al commissario tecnico da oggi a quella data.

Per Alciato, visti i rapporti pari a zero tra Ventura e il presidente Figc Tavecchio, potrebbe anche trattarsi di un “dispetto” dell’allenatore nei confronti dei vertici federali. In ogni caso, quella del rinnovo contrattuale era una mossa per dare forza e fiducia all’ambiente azzurro, che visto quanto accaduto non ha certo funzionato. Nel frattempo, il presidente del Coni Gianni Malagò ha chiesto allo stesso Tavecchio di fare un passo indietro. Anche il presidente Figc non vuole però dimettersi, esattamente come il commissario tecnico. C’è poi quel gesto di Daniele De Rossi, che viene mandato a riscaldarsi per poi entrare in campo e manda a quel paese un dirigente. Il capitano della Roma ha spiegato di aver detto che forse era meglio mettere in campo Insigne o El Shaarawy, quindi ha parlato di momenti concitati in panchina e nel prepartita, che però sono all’ordine del giorno.

Le pressioni della vigilia

In realtà, secondo quanto spiegato da Alciato, Gian Piero Ventura era pronto a dimettersi tra venerdì, giorno della sconfitta in Svezia, e la partita di ieri. Il commissario tecnico non accettava le pressioni esterne. Appena qualche ora prima della partita, durante il pranzo ad Appiano Gentile, Ventura avrebbe chiesto agli uomini del suo staff: “Ora voglio sapere chi è la talpa nel mio spogliatoio”. C’è quindi la questione ‘senatori azzurri’: ieri a fine partita, in tre hanno di fatto annunciato l’addio alla Nazionale. Si tratta del capitano Buffon, di Barzagli e di De Rossi, perdite sicuramente importanti soprattutto per lo spogliatoio azzurro.

Chi c’è in pole position per il dopo Ventura?

Alciato ricorda: “La parte migliore di questa nazionale sono i giocatori, il loro legame alla maglia. Ieri sera piangevano loro, non facciamo una classifica di chi lo faceva di più, ma sicuramente Insigne lo faceva quanto Buffon”. Poi sottolinea: “Ci vuole tempo per ricostruire, ma evidentemente non c’è tutto questo tempo”. Sul futuro commissario tecnico: “Ci vuole un big. Il sogno di tutto l’ambiente è Carlo Ancelotti, ma io escluderei di vederlo sulla panchina della Nazionale. Viene da un esonero, non ha fiducia nell’attuale ambiente e potrebbero presto arrivare per lui delle offerte economiche a cui difficilmente potrà rinunciare. C’è poi Allegri, che sogna la Nazionale, ma forse per lui è presto perché prima vorrà fare un’esperienza all’estero. Da tenere sott’occhio Roberto Mancini, che fin da tempi non sospetti dice di considerare ancora la Nazionale come una cosa sacra”. Insomma, il nome più forte sembra quello dell’ex allenatore dell’Inter e del Manchester City.

GM