Malagò durissimo: “Fossi Tavecchio mi dimetterei subito”

Malagò
(Websource/archivio)

Il presidente del Coni Giovanni Malagò, numero uno dello sport italiano, non usa mezzi termini e dopo la disfatta storica e incredibile della nazionale di calcio che non prenderà parte ai prossimi Mondiali di Russia 2018 manda un messaggio forte e chiaro al presidente della Federazione Tavecchio: “Ho sentito Tavecchio, gli ho chiesto che intenzioni avesse, e mi ha detto che domani ci sarà questa riunione in Figc. Come sapete è padrone di assumersi le responsabilità, ma se fossi in lui mi dimetterei. Il problema non è solo Ventura e le sue dimissioni. Come sanno bene in Figc, mi sento di dire che l’inizio del suo progetto era legato a un’altra filiera di carattere tecnico che prevedeva un ruolo significativo di Lippi che poi non è più andato a buon fine. Probabilmente nell’impostazione del ruolo di Ventura, che poi è diventato responsabile di tutte le squadre nazionali, c’è stata una valutazione sbagliata. Purtroppo è stata una scommessa persa”.

E poi ancora: “Quella di ieri è stata una triste serata sportiva, siamo tutti quanti molto delusi e amareggiati. Negli anni delle vacche grasse, dove sono arrivati anche risultati importanti, se ci fosse stata attenzione, lungimiranza e logica probabilmente le società si sarebbero costruite quasi tutte uno stadio di proprietà”.

A chi gli chiede se lui come presidente del Coni può intervenire sulla Figc indipendentemente dalle decisioni di Tavecchio risponde così: “Oggettivamente in Figc non ci sono gli strumenti procedurali per procedere a un commissariamento. Un uomo di istituzioni – ha aggiunto – deve ascoltare tutti ma anche ragionare con buonsenso con quelle che sono le norme. Il presidente del Coni può commissariare una federazione solo se non funziona la giustizia sportiva, i campionati o per gravi irregolarità amministrative. Ad oggi questi tre fatti non ci sono. C’è un altro discorso non scritto che riguarda invece la sfera delle competenze e responsabilità oggettive, che sono sotto gli occhi di tutti. Non succedeva dal 1958 che l’Italia non si qualificava a un Mondiale e va detto pure che allora ci andavano 16 squadre e invece oggi c’erano più possibilità. Ma soprattutto veniamo da tutto un periodo senza grandi risultati”.

Tavecchio dal canto suo pare non abbia alcuna intenzione di andarsene: “Siamo profondamente amareggiati e delusi per la mancata qualificazione al Mondiale, è un insuccesso sportivo che necessita di una soluzione condivisa e per questo ho convocato domani una riunione con le componenti federali per fare un’analisi approfondita e decidere le scelte future”. Scelte che dovrebbero riguardare il nuovo allenatore, ma per l’appunto non un nuovo presidente federale.

F.B.