
Doveva essere un’occasione per costruire un ricordo memorabile, il primo di una lunga serie di Jackson con la sua famiglia. La famiglia Yates era andata in vacanza nella contea di Manchester e la mattina del 10 agosto si stava preparando per fare una gita quando è accaduto l’impensabile: la signora Yates era uscita dall’albergo per andare a chiudere la macchina e Jackson (17 mesi), sfuggendo al controllo del padre, l’aveva seguita sulla strada che conduce dall’albergo al parcheggio, in quel preciso istante un’auto ha svoltato per il parcheggio e lo ha investito non lasciandogli scampo.
A distanza di 3 mesi dall’accaduto si è tenuto il processo ai danni dell’automobilista che ha investito il neonato, e l’uomo davanti alla corte è stato costretto a riportare alla memoria quei momenti terribili: “Pensavo di aver preso un dosso. In quel momento la faccia di tre persone di fronte a me è cambiata ed ho capito che era successo qualcosa di grave. A quel punto ho pensato di aver investito un cane o un gatto o qualcosa di simile, non avevo visto alcun bambino in prossimità della macchina fino a quel punto”.
In quel preciso momento, l’uomo è inconsapevole della tragedia che si è verificata ma presto comprende di aver investito un essere vivente e spera che si tratti di un animale: “Una di quelle persone comincia a dare colpi al vetro della mia macchina ma non capisco cosa dice. Penso di essere ancora sopra a ciò che ho colpito quindi mi sposto un metro indietro e vedo una donna che prende un bambino da sotto la mia macchina, sono rimasto scioccato”.
La versione fornita dall’automobilista è confermata dalle riprese della telecamera di sicurezza dell’albergo, nel momento in cui ha svoltato per il parcheggio il piccolo si era fermato in mezzo alla strada e lui non poteva vederlo. Per questo motivo l’uomo è stato prosciolto da ogni accusa, anche se la sua vita così come quella dei genitori di Jackson sarà per sempre segnata da quell’incidente.
F.S.