
Ci sono decisioni così personali da non poter essere imposte, non importa quale sia la scelta che riteniamo corretta, ogni singola persona deve essere libera di valutare pro e contro e decidere con la propria testa quale sia la strada migliore da prendere, anche se questo comporta un errore. Questo concetto non era chiaro ad un uomo bulgaro trasferitosi in Italia da diverso tempo che ha reagito con rabbia alla decisione della figlia di non andare in chiesa sferrandole un pugno in faccia.
L’episodio di violenza domestica si è verificato a Roma nel 2015 ed è stato il culmine di un vortice di tensione generato dalla ferma volontà della adolescente di distaccarsi dagli esempi genitoriali per tentare di affermare una propria strada ed una propria personalità. Tutto, infatti, ha avuto inizio nel 2012 quando la ragazzina ha manifestato ai genitori la sua voglia di non partecipare alle funzioni, rivendicando una libertà decisionale che avevano ed hanno tutti i suoi coetanei e compagni di classe. Per anni il padre con il consenso della madre l’ha forzata ad andare comunque a messa e quando la ragazza si impuntava vincendo la sua battaglia per la libertà, lui reagiva con vessazioni e ripicche.
Un simile braccio di ferro non poteva che alimentare una quotidiana tensione tra la ragazza ed i genitori ed infatti si è concluso con un episodio di violenza domestica. Subito dopo l’aggressione, gli assistenti sociali hanno denunciato l’uomo alle forze dell’ordine ed hanno sottratto la ragazza alla famiglia d’origine per portarla in una casa famiglia. Le indagini sul caso, curate dal pm Silvia Santucci, sono durate due anni e si sono concluse in questi giorni. Adesso spetta al Tribunale di Roma decidere se procedere ad un processo ai danni dell’uomo per maltrattamenti e lesioni, a cui si aggiunge l’aggravante del continuo stato d’ansia procurato dal padre alla figlia.
F.S.