
Irene, 30 anni, è morta lo scorso 24 agosto ed è diventata insieme al marito Andrea il nuovo volto dell’Associazione Luca Coscioni a favore dell’eutanasia. La sua storia viene accostata a quella di Fabo, il ragazzo morto effettivamente in Svizzera con il suicidio assistito, perché Irene è morta solo due giorni dopo aver completato tutte le procedure per ottenere l’aiuto medico alla morte volontaria in Svizzera e aver inviato la prima tranche di pagamento. Voleva avere la possibilità di mettere fine alle sue sofferenze prima del tempo, ma la morte è arrivata in modo naturale, due anni dopo la diagnosi di quel terribile adenocarcinoma polmonare giunto ormai al quarto e ultimo stadio.
La storia di Irene e di suo marito ha colpito anche perché i due nonostante la malattia hanno viaggiato molto, si sono sposati, hanno adottato un cane e hanno cercato di vivere il più serenamente possibile in questi ultimi due anni. L’associazione Luca Coscioni scrive: “Conquistato il testamento biologico, l’obiettivo ora è il raggiungimento di una legge sul fine vita che consenta la libertà di scelta anche a chi, come Irene, come Fabo, come Dominique Velati, come Davide Trentini, desidera interrompere una condizione di irreversibile sofferenza. Irene, che aveva chiesto aiuto anche a Marco Cappato, non ha fatto in tempo a morire come avrebbe voluto con l’aiuto medico in una clinica svizzera. Così come capita anche a chi non può permettersi i costi economici, o non è più nelle condizioni di affrontare il viaggio, o non può contare sull’aiuto di qualcuno che si assume la responsabilità penale di assisterlo nel complicato trasferimento”.
F.B.