Il Miur predilige l’inglese. Marazzini: “Scelta suicida e autolesionista”

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Polemiche a non finire tra due istituzioni molti importanti nel nostro paese: L’Accademia della Crusca (Istituzione italiana che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana e che rappresenta una delle più prestigiose istituzioni linguistiche d’Italia e del mondo) e il Miur (Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, ovvero il dicastero del governo italiano preposto all’amministrazione dell’istruzione, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica). La diatriba nasce perchè quest’anno, le domande per partecipare al Prin (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale), dovranno esser redatte solo in inglese e a scelta del proponente, può essere fornita anche un’ulteriore versione in lingua italiana, ma senza affanno o priorità. Secondo Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, fondata nel lontano 1582, si tratta di una vera e propria follia non che mancanza di rispetto, perchè la nostra lingua deve essere al centro di ogni progetto. In un’intervista concessa a La Nazione il professore ha definito la decisione di abolire l’italiano nella domanda rivolta alla pubblica amministrazione, suicida e autolesionista, senza mezzi termini e con toni abbastanza alti.

Basti pensare all’evoluzione avvenuta negli scorsi anni. Nel 2012 le candidature si sono effettuate in entrambe le lingue, sia in inglese che in italiano, nel 2015 si è optato per una sola delle due lingue e  l’idea di arrivare a questa decisione nel 2017 si respirava ormai da tempo fino ad averne la certezza. Risulta così, come una definitiva abolizione della lingua nazionale che lascia via libera a quella anglosassone. Ma il buon Marazzini proprio non ci sta: “Eppure la Corte Costituzionale, con la sentenza numero 42/2017 ha definito le regole d’equilibrio tra inglese e italiano nell’Università. Con quella decisione, la Suprema Corte, aveva affermato che la centralità costituzionalmente necessaria della lingua italiana si coglie particolarmente nella scuola e nelle università”. Nei prossimi giorni si terrà un incontro tra un rappresentate dell’Accademia e appunto il ministro Fedeli per cercare di arrivare ad una mediazione che faccia felici entrambi gli schieramenti. Nel frattempo, l’accademico annuncia: “Il bando deve essere cambiato. Per un motivo non solo di forma, ma di sostanza”. Insomma, dopo tanti errori e tante castronerie, il ministro ha l’opportunità di rappacificarsi con la sua lingua madre. Speriamo senza l’aggravio di ulteriori errori. Con la buona pace di Dante Alighieri.

GVR