
A distanza di una settimana la morte di Paola Manchisi fa ancora discutere, la ragazza aveva 31 anni, da quando ne aveva diciassette si è rinchiusa in casa rifiutando di vivere una vita sociale ed è morta di stenti, da sola ed in mezzo ad immondizia ed escrementi. Nella puntata di ieri di ‘Chi l’ha visto?’ gli inviati del programma Rai sono andati a fondo alla questione mostrando come quella condizione di disagio e dolore fosse nota a tutto Polignano a Mare e non solo ai membri stretti della famiglia.
I vicini hanno raccontato di conoscere i problemi di Paola, di averla sentita quasi ogni giorno piangere e manifestare il suo dolore, ci sono persino donne anziane che hanno dichiarato di aver pianto insieme a lei, condividendo il suo strazio e l’impossibilità di uscire da una prigione che era prima mentale che fisica. E’ noto anche che i servizi sociali erano a conoscenza di quella drammatica situazione e che già da tempo avevano redatto un verbale in cui sottolineavano le condizioni disumane in cui viveva la povera Paola. Non è un volo pindarico pensare che anche le forze dell’ordine del paesino pugliese ed il procuratore territoriale fossero a conoscenza, poiché per prassi un simile verbale deve passare anche alla loro attenzione.
Viene da chiedersi allora cosa abbia frenato la macchina istituzionale impedendole di aiutare questa ragazza. Il disagio psichico di Paola era evidente, così come il fatto che questa non era capace di stabilire cosa fosse salutare per la sua vita, bastava dunque una perizia psichiatrica che stabilisse la sua incapacità d’intendere e volere per permettere alle autorità di sottrarla a quella lenta agonia e permetterle, con l’aiuto di medici specializzati, di vivere più a lungo e, chissà, superare quel blocco che l’aveva imprigionata. Eppure questo non è successo e Paola è morta tra l’indifferenza di chi non ha voluto aiutarla.
F.S.