
Non basta una vita intera per dimenticare un evento tragico come il terremoto, lo sanno bene gli abitanti della valle del Belice che nel 1968 erano presenti mentre le scosse sismiche radevano al suolo i paesini del circondario. Oggi, 50 anni dopo quel terrificante 14 gennaio del ’68, la faglia che tanta paura e sconforto ha causato in quell’anno è tornata a farsi sentire. Sono state due le scosse registrate dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nel corso della notte: la prima all’1:49 con magnitudo 1.4, e la seconda alle 4:47 di magnitudo 1.8. Si tratta dunque di due scosse lievi, ma per gli abitanti di Gibellina, paesino raso al suolo dal terremoto precedente, hanno avuto la funzione di uno spettro che torna a tormentarli.
Erano le 13:28 del 14 gennaio quando la prima scossa causò il crollo di diverse abitazioni a Montevago, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale. Nemmeno il tempo di riprendersi che poco dopo, intorno alle 14.15 una seconda scossa, ancora più potente venne avvertita pure a Palermo e Trapani. Una terza ed una quarta scossa vennero registrate tra le 16:15 del 14 gennaio e le 2:25 del 15. Il bilancio di quella serie di scosse fu gravissimo: le vittime si aggirano tra le 230 e 370 ( in base a diverse fonti) ed i feriti furono più di 600.
Le vittime di quella occasione sono state un segnale d’allarme sullo stato di arretratezza dei paesi della Sicilia occidentale. Le abitazioni erano tutte vecchie e non restaurate secondo i criteri sismici, sono stati ben 14 i paesi della valle del Belice che sono stati letteralmente disintegrati dal sisma.
F.S.