A quasi un anno dal crollo del Ponte Morandi a Genova i risultarti della perizia. La tragedia dovuta a difetti di esecuzione ma anche alla manutenzione scarsa.
Depositata oggi la relazione sul crollo del Ponte Morandi redatta dai tre periti incaricati dal gip, Angela Nutini. Settantadue pagine che rispondono ad una domanda precisa. Come si presentava il viadotto prima del 14 agosto 2018, giorno del crollo che ha causato 43 morti?
Un rapporto dettagliato che dovrebbe fare chiarezza su molti punti. I tre periti infatti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione sia delle parti non crollate che delle parti precipitate. E sono arrivati alla conclusione che ci siano “difetti esecutivi” rispetto al progetto originario. Ma anche degrado e corrosione di diverse parti, dovuti “alla mancanza di interventi di manutenzione significativi” sul Ponte Morandi.
Un’analisi approfondita, effettuata anche con carotaggi specifici. Sono state esaminate la Pila nove, quella crollata quel tragico 14 agosto, che la Pila dieci e le altre rimaste in piedi. Come scrivono gli esperti nella loro relazione ci sono 19% di cavi di acciaio completamente corrosi e 22% con riduzione di sezione del ‘75%.
E ancora il 27% dei cavi con riduzione del 50% e il restante 18% con una riduzione di sezione del 25%. Inoltre sulla soletta della Pila nove “le nervature presentano fenomeni di degrado localizzati”.
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Ponte Morandi, sotto accusa anche la costruzione
Ci sono altri punti essenziali nella relazione sul crollo del Ponte Morandi. In particolare sull’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud. É questa la prova considerata come principale dalla Procura, perché da lì sarebbe cominciato il crollo.
In effetti qui gli esperti hanno individuato “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo”. Colpa dell’acqua che ha creato umidità ma anche di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri. Ed è stato anche evidenziato come gli ultimi interventi reali di manutenzione risalgano a 25 anni fa.
Come se non bastasse, però, ci sarebbero anche notevoli difetti di costruzione, quindi non imputabili al gestore di quel tratto autostradale. In particolare i processi di corrosione sono imputabili “alle insufficienti iniezioni di cemento all’interno delle guaine di copertura dei cavi di acciaio”.
Nell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi a Genova sono indagate 71 persone, oltre alle due societa’ Autostrade e Spea. Tra i reati contestati ci sono l’omicidio colposo, l’omicidio stradale colposo, il disastro colposo, l’attentato alla sicurezza del trasporti e il falso.