A Mirandola fa discutere la scelta di un negoziante di scarpe che fa pagare 10 euro per le prove dicendo di volersi difendere dai furbi degli acquisti online.
Se provi le scarpe devi pagare 10 euro, anche non comprandole. Questa è la novità che attende i clienti di un negozio di articoli sportivi a Mirandola, in provincia di Modena. Un caso segnalato da Federconsumatori alla stanpa locale e che è stato raccontato con dovizia di particolari dalla ‘Gazzetta di Modena’.
Qualche giorno fa una ragazza è entrata apparentemente per acqyistare un paio di calzature. Le ha provate, non era convinta e si è avviata all’uscita. Ma il proprietario l’ha bloccata, dicendole che gli doveva comunque dare 10 euro per il solo fatto di averle provate. Il motivo? Troppa concorrenza da parte dei siti di e-commerce e troppa furbizia da pare di chi vuole solo vedere come calzano quelle scarpe per poi acquistarle online.
Quando la ragazza ha fatto presente che non c’era scritto da nesusna parte, il negoziante ha spiegato che le regole là dentro le faceva lui. E comunque qualche giorno dopo il cartello con i 10 euro per la prova è stato appeso, giusto per evitare altre proteste. Il negozio di Mirandola comuque è in buona copagnia perché altri casi simili sono stati segnalati anche a Trento, in Toscana e in Liguria.
Leggi anche: Confesercenti: buono l’avvio dei saldi invernali
Federconsumatori spiega come comportarsi, ma il negoziante si difende
Ma Federconsumatori ha deciso di segnalare il caso, dopo numerosi segnalazioni di clineti delle stesso negozio modenese. “Sulla legittimità di una richiesta di questa natura – spiega in una nota Marzio Govoni, presidente della sezione di Modena – vi sono pareri contrastanti. Per alcuni sarebbe legittimo richiedere una quota per una sorta di “consulenza” sull’acquisto, meglio se come acconto per un futuro acquisto. Per altri si tratta di una richiesta illegittima, che va segnalata alle autorità competenti, che debbono sanzionare l’esercente. Le stesse Associazioni del commercio si sono espresse criticamente su questa modalità, non appoggiandola”.
Diverso sarebbe se almeno fosse indicata chiaramente, già all’ingresso, questa tassa sulla prova di indumenti e scarpe. “Questo per consentire al cliente di scegliere se entrare o meno. Inoltre deve essere specificato che la regola sarà applicata a tutti i non acquirenti, e non in modo arbitrario”. Il problema di fondo esiste, questo l’associazione non lo nega. Ma Federconsumatori Modena invita a “non entrare nei negozi che espongono cartelli dove si comunica la possibilità di essere chiamati a pagare la prova di abiti o scarpe. Qualora la cosa non sia indicata bisogna sempre rifiutarsi di pagare, valutando una segnalazione dei fatti alla Polizia Municipale”.
E il negoziante in questione come si difende? Lo ha fatto con un post: “On line avete il diritto di reso quindi perché dovete venirci a fare lavorare inutilmente in negozio? Lo trovo scorretto e poco rispettoso. A voi piacerebbe lavorare e non essere pagati? Per la prova scarpe chiedo 10 euro ma non sono a fondo perduto. Viene rilasciato lo scontrino e un buono che potete spendere quando e come volete.
Se andate su Google troverete che sempre più negozi stanno adottando questa antipatica scusa preventiva per non farsi prebdere in giro da finti clienti”.