Trieste, Giuseppe Giangrande piange ed esprime il suo cordoglio per i due poliziotti uccisi in Questura. Il problema è la mancanza di rispetto per le leggi.
Trieste, Giuseppe Giangrande piange per un dramma che lui ha vissuto in prima persona. I due polizotti uccisi ieri a Treieste ricordano molto da vicino quanto lui ha vissuto sei anni fa. Gli spari di Luigi Preiti davanti a Palazzo Chigi, il ferimento e le sua condizione attuale di disabile, ma con tanta forza per combattere.
Da uomo dello Stato, anche se non è più carabiniere effettivo, Giuseppe Giangrande sa bene cosa signigfica vestire una divisa. E anche i rischi che possono essere corsi. La morte improvvisa dell’agente scelto Matteo Demenego e dell’agente Pierluigi Rotta l’ha pronfoidamente colpito, come ha raccontato in una breve interbvgista all’AdnKronos.
Un intervento per esprimere la sua vicinanza alle famiglie, le prime colpite da questa tragedia. Ma anche per ribadire alcuni concetti forti: “Non penso che ci sia un problema di sicurezza ma di persone che non rispettano le leggi del nostro Paese. Sono stati colpiti due uomini delle forze dell’ordine, al servizio dello Stato che lavoravano per il bene di tutti. Ma anche in questo momento così cupo bisogna andare avanti, l’Arma, la Polizia tutte le forze dell’ordine insieme, andiamo avanti”.
Leggi anche: Attentato Palazzo Chigi: il brigadiere Giangrande ricoverato in rianimazione
Trieste, Giuseppe Giangrande piangei colleghi poliziotti. Lui non ha mai smesso di lottare
Giuseppe Giangrande erarimasto ferito gravemente davanti a Palazzo Chigi, il 28 aprile del 2013. Nel giorno dell’insediamento del Governo Letta venne colpito fatalmente da Luigi Preiti. Era lì per servizio, quell’evento gli ha cambiato per sempre la vita anche se sua figlia Martina da allora non lo molla un secondo. Le lesioni alla spina dorsale lo hanno costrretto in pianta stabile su una sedia a rotelle. Ma non ha perso la sua sensibilità mentale e la solidarietà verso chi soffre.
Nei mesi scorsi l’aveva dimistrato con un lungo messaggi a Manuel Bortuzzo, il giovane nuotatore ferito accidentalmente a Roma. Anche il ragazzo è rimasto paralizzato e Giuseppe via social lo ha invitato a combattere. Unba lettera aperta scritta ancora una volta da Martina, la figlia: “Da quel giorno la nostra vita è stata completamente stravolta. Abbiamo vissuto giorni di panico, poi sono arrivati mesi di speranza. Posso ritenermi fortunata perché mio padre è con noi. Parliamo tanto e a volte litighiamo, anche se purtroppo da quel giorno è rimasto tetraplegico. Ma non importa, con la forza di volontà e la tenacia che ha avuto sin dall’inizio, da buon carabiniere, è riuscito a superare dei momenti durissimi. Sono certa che tu puoi capire a cosa ci riferiamo”.
E aveva concluso così: “Ricorda Manuel, potrai fare tutto quello che vorrai, perché le barriere ce le creiamo solamente noi nella nostra testa, ma possiamo fare tutto: basta volerlo ed essere sostenuti dalle persone che ci vogliono bene. Un abbraccio speciale”.