Crisi siriana, la Turchia avanza ma in Europa cominciano i boicottaggi

Crisi siriana, la Turchia avanza ma in Europa cominciano i biocottaggi nei conforbnti del governo Erdogan. E intanto ci sono i primi morti.

Crisi siriana Turchia Europa boicottaggi
Crisi siriana, la Turchia avanza ma in Europa cominciano i boicottaggi (Getty Images)

Crisi siriana, la Turchia avanza ma anche il resto dell’Europa comincia a muoversi. Le ultime notizie in arrivo dalla Siria segnalano un primo successo delle forzde turche. La città di Ras al-Ain, nel nord-est del Paese, sarebbe appena passata nelle loro mani. Lo conferma il ministero della Difesa di Ankara ed è un punto a favore dell’offensiva turca.

Ma tra la trada serata di ieri e oggi molto altro è successo. Intanto un’autobomba è esplosa nei pressi di una prigione che ospitava anche diversi militanti dello Stato islamico sempre nel nordest della Siria. La conferma è arrivata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’esplosione nei pressi della prigione centrale di al-Hassakah sarebbe stata provocata dall’Isis, ma non è chiaro se alcuni terroristi siano scappati.

E non è tutto perché sempre l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito un’altrra drammatica svolta. Almeno 10 civili sono stati uccisi nei bombardamenti turchi. E sono almeno 60 i civili uccisi nelle ultime 72 ore, compresi 7 donne e sei minori. Lo afferma la Mezzaluna Rossa curdo-siriana che corripomnde alla nostra Croce Rossa.

Una escalation che comporta anche le prime reazioni da parte dell’Europa. Dopo l’Olanda, che già nella giornata di venerdì aveva deciso di tagliare la fornitira di armi alla Turchia (affari per 29 miloini di euro), ora tocca alla Germania. Anche il governo di Berlino, attraverso il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha annuciato la stessa decisione (243 miloni gli affari in ballo).

E presto altre nazioni potrebbero seguire a ruota, mentre l’Italia aspetta. Nel 2018 la stima è di un giro d’affari pari a 362 milioni di euro per le sole armi esportate e fino ad ora dal governo nesuna presa di posizione ufficiale.

Leggi anche: Turchia bombarda i curdi, attacchi aerei pesanti in Siria

Crisi siriana, le accuse agli Stati Uniti e l’intervento di Putin

Altre diplomazie però si stanno muovendo, o sono state titate in ballo per risolvere la crisi siriana. Le forze curde in Siria accusano apertamente gli Stati Uniti di volersi lavare le mani e di averle abbandonate di fronte all’offensiva delle truppe turche. Chiedono protezione, dopo aver combattuto per combattere l’Isis.

Secondo la CNN il generale Mazloum Kobani Abdi, leader militare dei curdi siriani, ha puntato il dito contro William Roebuck. Lui è il vice inviato speciale americano per la coalizione contro l’Isis e ha incontrato Kobani. “Ci avete lasciati al massacro, venduti, questo è immorale“avrebbe detto. E le Forze democratiche siriane hanno rivolto anche un appello pubblico: “I nostri alleati ci avevano garantito la loro protezione, invece ci hanno abbandonati con la loro ingiusta decisione di ritirare le loro truppe alla frontiera turca”.

Nella questione è intervenuto oggi anche il presidente russo Vladimir Putin: “Tutte le truppe straniere presenti “illegalmente” in Siria – ha detto – devono andare via. Se il futuro legittimo governo della Siria dovesse dire che non ha bisogno che le truppe russe siano presenti lì, questo riguarderebbe anche la Russia”. Paroe citate dalla Tass ed è chiaro che l’obiettivo è il governo di Ankara.

Ma contro Erdogan interviene pure la Lega Araba: “L’aggressione turca alla Siria costituisce una minaccia diretta per la sicurezza nazionale araba. Così come per la pace e la sicurezza internazionali e una violazione flagrante dei principi della Carta delle Nazioni Unite”. L’ultima mossa però è del governo iraniano. Teheran si è offerta per una mediazione tra Siria e Turchia, una proposta per ora caduta nel vuoto.