Elezioni in Umbria, Luigi Di Maio incassa la pesante sconfitta e rinnaga l’alleanza con il Pd. Ma nel Movimento 5 Stelle cresce la fronda.
Elezioni in Umbria, Luigi Di Maio a poche ore dal modesto risultato figlio dell’alleanza con il Pd chiude le porte ad ogni patto futuro. Lo fa intervistato da Sky Tg24: “Si tratta di un esperimento che non ha carburato. Tutta la teoria per cui si diceva che se ci fossimo alleati con un’altra forza politica saremmo stati un’alternativa non ha funzionato”.
La sua analisi però va anche oltre. Il patto con la Lega, rotto da Matteo Salvini ad agosto, riscghiava di snaturare il Movimento. Ora c’è il Pd ma non va meglio: “Sia al governo con la Lega o con il Pd il Movimento 5 Stelle non ne trae giovamento. Anche se con il Pd lavoro meglio che con la Lega, fa male lo stesso”. Detto questo però l’alleanza di governo in questo momento non si può rompere e quindi avanti così.
Ma nonostante il leader dei 5 Stelle abbia ripetuto in maniera definitiva che il Movimento deve fare storia a sè, all’interno è guerra aperta. In Umbria il risultato è chiaro, quel 7,4% dei voti è ritenuto miseo specie se raffrontato al 14% delle ultime Europe. E mnelle Politiche di un anno e mezzo fa i 5S erano arrivati al 27%.

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Luigi Di Maio non nasconde l’amarezza per il risultato in Umbria, ma altri all’interno del Movimento non aspettavano altro. Come l’ex ministro Barbara Lezzi che si è sfogata su Facebook. “Non sono affatto contenta del risultato. Mi addolora, mi fa arrabbiare. Non me lo aspettavo così deludente. In Umbria non siamo stati alternativa. Non siamo stati il cambiamento di cui c’è ancora estrema necessità. Siamo sfuggiti alla responsabilità politica. Questo è un dato di fatto di cui tutti dovremmo farci carico e avremmo il dovere di assecondare la necessità di un confronto costruttivo per individuare alternative, ormai, indispensabili. Ci sono le proposte, ascoltiamoci. Il movimento merita e ha bisogno, ora più che mai, della voce di tutti coloro che ci hanno sempre creduto, che lo hanno costruito e che lo hanno raggiunto negli anni. Nessuno sia escluso”.
Una deriva irriconoscibile è quella che denuncia anche Mario Michele Giarrusso: “Questo non è il Movimento 5 Stelle per cui abbiamo lavorato tanti anni e con tanta fatica. Ogni volta che un attivista vede uno Spadafora, un Buffagni o una Castelli, viene colto da conati di vomito e fugge via disgustato. Dobbiamo dire basta a questi frutti avvelenati e a chi li ha coltivati, sostenuti e difesi”.
E la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco su Twitter lancia una proposta: “Occorre rimettere in discussione la linea adottata e puntare sulle competenze, che nel M5s ci sono ma non sono utilizzate al meglio. Meritocrazia e trasparenza devono essere riportate al centro”.