Marco Carta accusato di aver rubato alla Rinascente. Il cantante era stato catturato dalle telecamere di sicurezza e da allora è cominciato per lui un lungo e complesso processo.
Marco Carta accusato di aver rubato. Il noto cantante italiano qualche mese fa era stato denunciato per aver rapinato in un negozio della nota catena Rinascente. Era il 31 maggio ed il cantante avrebbe usato dei camerini per rubare dei capi d’abbigliamento. Nei bagni vicino ai camerini, infatti, verranno ritrovati diversi antitaccheggio rotti, sul pavimento. Ad essere state trafugate sarebbero state 6 magliette dal valore complessivo di 1200 euro. Un bel po’ di capi di valore, che il cantante avrebbe nascosto sotto la maglia che portava, per poi andarsene via definitivamente dal negozio. Da allora per lui e per i suoi legali è cominciato un iter lungo e complesso alla ricerca di una sentenza in favore. Per la difesa, infatti, ad aver commesso il crimine sarebbe stata un’altra persona, probabilmente Fabiana Muscas, vista più volte entrare ed uscire da quella zona del negozio.
Marco Carta accusato di furto alla Rinascente, chiesti 8 mesi di carcere
Oggi finito l’ennesimo appuntamento in aula tra le parti, sono state avanzate le prime richieste. Dopo aver visionato i filmati della videosorveglianza, il pm Nicola Rossato ha chiesto otto mesi di carcere e 400 euro di multa per l’ex vincitore di Amici e Sanremo. Il giudice Stefano Caramellino della Sesta sezione penale si è ritirato in camera di consiglio. Poco dopo la sentenza di assoluzione.
Di seguito le parole di Simone Ciro Giordano e Massimiliano Annetta, difensori di Marco Carta, ai microfoni di Leggo:
“Non facciamo previsioni. Siamo fiduciosi, come lo siamo sempre stati. Non abbiamo formulato subordinate o formule assolutorie che non fossero quelle dell’assoluzione piena. Non abbiamo nemmeno evocato il dubbio della vecchia insufficienza di prove, tanto siamo certi di quello che abbiamo detto.
Come ci siamo difesi oggi? Tutto quello che è stato già detto dalla difesa, ovvero che la signora (Fabiana Muscas, ndr) è entrata nel camerino più di una volta, che non c’è la prova che sia stato Carta a entrare nel bagno a lasciare gli antitaccheggio che sono stati poi ritrovati lì, anche perché dalle immagini emerge che quella massa di antitaccheggio non potesse essere occultate nelle tasche di una persona che porta i jeans aderenti e che di statura non grossa tale da potere occultare il tutto.
Non è venuto perché questa vicenda gli ha causato molti problemi, per lui è stato un incubo, uno tsunami, come per tutti quelli che vengono coinvolti in vicende giudiziarie”.
Alla fine, dunque, l’ha spuntata la tesi difensiva.
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