Teo Teocoli, la storia della sua infanzia ed i rapporti con la droga
Teo Teocoli, poliedrico artista noto soprattutto per le sue imitazioni, qualche tempo fa ha raccontato un po’ di sé ai microfoni del Corriere della Sera. Dietro la sua infanzia si nasconde il dramma: “Mamma veniva da una famiglia di giostrai, papà era andato in Marina sotto le bombe inglesi. Dopo la guerra siamo sbarcati a Milano, zona Niguarda-Fulvio Testi a quei tempi quasi campagna. Mamma cuciva in sartoria, papà non lavorava e non si vedeva mai, meglio perché quando arrivava mi picchiava di brutto: il classico padre-padrone. Ero un disadattato, di fronte al bidello in divisa ho pianto per ore, facevo fatica a scrivere e leggere, non capivo nemmeno il concetto di proprietà. Mi chiamavano terun, africa, baluba, altro che non incazzarsi… E’ un miracolo che sia arrivato a ragioneria perché non ho mai studiato niente, giuro. M’intortavo le prof, facevo ridere anche loro”.
La serenità l’ha poi ritrovata grazie alle donne della sua vita: “Ho ritrovato la mia serenità grazie a quattro donne speciali, mia moglie Elena e le mie figlie Anna, Chiara e Paola che m’hanno cosparso di zucchero . Uscire dalla televisione all’inizio m’ha fatto incavolare ma ora sono felice: canto, racconto storie, mi chiedono di fare Peo Pericoli e Caccamo e io zac glieli faccio. Dopo i bis con i ragazzi dell’orchestra si prende la macchina, un panino al formaggio, minerale e via a casa alle 5 del mattino. Mi sento di nuovo giovane”.
Teo Teocoli ed il rapporto con la droga

Forte il racconto del suo rapporto con la droga da giovane: “Gli spinelli non li contiamo, uno dei più belli con Califano l’abbiamo fumato dopo Italia-Germania 4-3. Ho provato la metedrina, usata ai tempo da molti studenti sotto esami per studiare di notte. C’era talmente tanto da fare, come si poteva dormire? Risultato, occhi spalancati tre giorni di fila e da lì mai più. Cocaina? La prima pista ci ho starnutito su come Woody Allen in Io e Annie e m’hanno guardato storto. Poi ho imparato a non starnutire ma dire che m’abbia preso seriamente sarebbe una bugia. Fra l’altro la roba che circolava era meno pericolosa di quella di oggi”.
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