Dal Regno Unito, infatti, arriva la nuova scoperta scientifica. Ecco cosa sostiene la Uk Health Security Agency (Ukhsca)
Da pochi giorni siamo usciti, almeno burocraticamente, dall’emergenza da Covid-19. Ma alle porte potrebbe esserci un nuovo incubo. Dopo due anni di pandemia, lockdown e restrizioni, sarebbe un duro colpo. Per tutti. Ecco gli scenari.

Del resto, lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, ha invitato più volte alla prudenza. Insomma, lo stato d’emergenza è finito, ma la pandemia no. Il consiglio che ci sentiamo di dare a tutti è quello di affrontare questo periodo con gradualità. E senza imprudenze.
La fine dell’emergenza, infatti, non significa che il virus sia stato sconfitto. Ma che si è deciso di affrontarlo non più con strumenti straordinari, quali restrizioni e lockdown. Ma con misure ordinarie. Che possano gradualmente riportarci a quella normalità persa nel marzo 2020.
Peraltro il 91,37% delle persone sopra i 12 anni si è vaccinata e abbiamo finalmente anticorpi monoclonali, antivirali e un utilizzo molto diffuso delle mascherine. Che gli esperti continuano a considerare fondamentali.
Anche perché, purtroppo, le notizie che arrivano dall’estero non sono affatto buone.
La nuova variante
Dal Regno Unito, infatti, arriva la nuova scoperta scientifica. La Uk Health Security Agency (Ukhsca) ha annunciato di stare monitorando una nuova variante del Covid, XE, una mutazione ricombinante dei ceppi BA.1 e BA.2. La variante sarebbe già stata riscontrata in 600 persone.
Facciamo chiarezza. La variante è una mutazione ricombinante di Omicron 1 e Omicron 2 (BA.1 e BA.2). E’ stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito il 19 gennaio scorso, e da allora sono oltre 600 le sequenze segnalate e confermate come corrispondenti al nuovo mutante.
L’Organizzazione mondiale della sanità, nell’ultimo aggiornamento diffuso sull’andamento globale di Covid-19 ipotizza un 10% in più di contagiosità per XE rispetto a Omicron 2.
Tuttavia, l’Oms precisa che, finché non verranno riportate “significative differenze nella trasmissibilità” del mutante “e nelle caratteristiche della malattia” che provoca, “inclusa la gravità”, XE verrà considerata una variante appartenente alla ‘famiglia’ Omicron.
Insomma, la paura cresce, anche se c’è da dire che, per adesso, in Italia siano stati segnalati davvero pochissimi casi. Ma ormai siamo abituati a interpretare le curve. I numeri, almeno all’inizio, contano relativamente. Quindi è lecito guardare al futuro con un po’ di apprensione.
Anche se qualche dichiarazione rassicurante arriva. Quella di Arnaldo Caruso, per esempio. Presidente della Società italiana di virologia: “Anche sulla possibilità che sia più contagiosa del 10% rispetto a Omicron 2 dico che è troppo presto per azzardare ipotesi”. E noi ci auguriamo davvero di non ripiombare nell’incubo.