Avere una malattia degenerativa e invalidante ti stravolge la vita. E’ il caso del nostro attore che comunque non perde mai la voglia di divertirsi.
Annunciare al pubblico di essere malato non è mai semplice, proprio perché si teme di essere guardati in modo diverso o, peggio ancora, di suscitare un senso di pietà. Arrivare a farlo dimostra però grande coraggio, soprattutto se la diagnosi che si è ricevuta cambia drasticamente il proprio approccio alla quotidianità. Ne sa qualcosa Rodolfo Laganà, che ha parlato apertamente della sua situazione nel 2014, nonostante i medici lo avessero informato tempo prima. Il verdetto è stato però di quelli terribili: sclerosi multipla.
Rodolfo Laganà e la diagnosi che fa paura
“Il primo sintomo è stato un dolore alla gamba – aveva raccontato Laganà in un’intervista alla Rai -. Abbiamo fatto degli accertamenti, una risonanza, ed è emerso che avevo questo principio di sclerosi. Da lì è iniziato tutto un percorso. Da lì è nata la trafila”.
Nonostante tutto, lui è riuscito, seppure con fatica, ad accettare la situazione e si augura che possa farlo anche chi si trova nella sua stessa situazione: “Ho capito che ci si può convivere, stare sereni, anche se non è certamente bello quando scopri una cosa così. Parlarne e condividerla può aiutare tanto. Non ci si deve chiudere, farlo può portare a un peggioramento della condizione, anche dal punto di vista clinico”.
A distanza di tempo anche le difficoltà che la situazione comporta non sembrano essere un grande problema: “Paura mai. Imbarazzo molto. Prima di più, ora ho imparato a fregarmene – ha detto a Il Messaggero -. La malattia non è una colpa. Vivo quel che ho, e lo voglio fare serenamente. Non posso dire che non mi roda, ma dalla fisioterapia sto avendo buoni risultati, vado in clinica due volte a settimana”.
Il lavoro è fondamentale
Laganà aveva inizialmente pensato di smettere di lavorare, ma la passione per la recitazione ha alla fine prevalso. “La tv l’ho rifiutata: ti chiamano solo perché hai la malattia. Se mi invitano, io ci vado per parlare del mio mestiere. Che è quello di attore. È una questione di dignità. Sa da chi andrei? Da Valerio Lundini. Mi fa ridere, è folle”.
Dubitare della sincerità degli applausi può all’inizio essere normale, ma alla fine lui ha imparato a gestire anche questo: “All’inizio mi chiedevo: rideranno perché sono malato e mi vogliono bene, o perché gli piace? Dal rumore della risata e dal suono di un applauso capisci però se l’applauso è vero”.
E i progetti da portare avanti non mancano: “In un primo momento mi sono detto: ‘Smetto di fare l’attore?’. Ma mi sono risposto: lo faccio da quarant’anni, è la mia vita. Mi hanno fatto andare avanti mio figlio, la famiglia, la mia ex moglie.
E la fede, che ora vivo in senso più cristiano. Ma non sono praticante, a messa non ci vado mai. Anche perché dovrei fare le scale. A febbraio riprendo ‘Nudo proprietario’. Poi partirò con lo spettacolo nuovo. Si chiama ‘Fermo restando’. Uscirà insieme a un nuovo album con otto canzoni. E si riderà, perché la voglia di divertirmi col cavolo che mi è passata”.