
Il giudice di Vicenza Massimo Gerace, sposando le argomentazioni del pm Barbara De Munari, ha messo la parola fine sul caso di Marta Lazzarin, la 35enne bassanese morta nel reparto di ostetricia poco dopo che era stato riscontrato che il feto che portava in grembo non aveva più battito. Ha spiegato il gip nell’ordinanza: “Nessuna responsabilità medica nelle morti della 34enne Marta Lazzarin e del piccolo Leonardo, avvenuto durante il parto a fine 2015 in ospedale a Bassano”. Viene così archiviata l’accusa di omicidio colposo mossa al primario del reparto di Ostetricia e ginecologia, Yoran Jacob Meier, alle ginecologhe Maria Lanza e Maria Concetta Mangano, all’anestesista Vittorio Bernardi e all’ostetrica Lucia Sasso. In base a quanto si apprende, la donna era affetta da una grave patologia cardiaca, mai diagnosticata in precedenza.
La blogger, come noto, si è presentata al San Bassiano di Bassano del Grappa lo scorso 29 dicembre e i medici l’hanno immediatamente ricoverata, ma le sue condizioni sono apparse subito disperate. La donna è stata rianimata per oltre due ore e verso le 19, dopo essere andata in arresto cardiaco, è stato dichiarato il decesso. I primi risultati dell’autopsia confermavano che Marta Lazzarin era deceduta per un’embolia causata da liquido amniotico finito nel sangue durante il travaglio, mentre il feto era già morto da due giorni a causa di un’infezione, poi era emersa l’aritmia cardiaca di cui soffriva la donna. Il compagno della donna, Christian Cappello, non crede però alla fatalità e aveva denunciato: “All’ospedale San Bassiano quel giorno due macchinari non funzionavano”.
Il caso di Marta Lazzarin era tornato sotto i riflettori per la scelta presa dal compagno, che sta percorrendo a piedi circa 4mila chilometri, alla media di 20 al giorno per un totale di 325 giorni, per sostenere la ricerca contro la fibrosi cistica. Il giovane uomo ha lanciato ‘Marta4kids’, la Onlus dove vengono raccolti fondi e donazioni per sostenere la ricerca contro la fibrosi e aveva spiegato prima della partenza. Dopo il decesso della donna, Christian Cappello – che ha anche ricevuto una telefonata di congratulazioni per il suo impegno da parte di Papa Francesco – aveva detto: “L’unico mio obiettivo ora è trasformare l’odio in determinazione e amore da donare agli altri. Proprio come mi ha insegnato Marta”.
TUTTE LE NEWS DI OGGI – VIDEO
GM