
“Si è rischiata la tenuta sociale del paese”, le parole del ministro Minniti prima dei nuovi accordi con la Libia. Da quel momento la situazione è cambiata? A sentire i dati del Viminale, senza dubbio sì. Sulle coste italiane sono approdate 119.310 persone, sessantamila in meno rispetto allo scorso anno, con un calo tendenziale da luglio. Sicuramente è disomogenea la distribuzione dei migranti sul territorio nazionale. Sempre secondo il Viminale, la quota maggiore è andata alla Lombardia (14%) seguita da Lazio e Campania (9% ciascuna). La Valle d’Aosta ne accoglie solo lo 0,2%. Solo 11.464 coloro che dopo l’Italia hanno raggiunto una nuova destinazione in Europa: si tratta di appena il 10%.
Il sistema d’accoglienza ci costa lo 0,27% del Pil, anche se questo dato è tarato su 200mila arrivi. I numeri dell’immigrazione sembrano davvero poca cosa rispetto a quanto avviene in altri Paesi: in questo momento ci sono 3.412.000 stranieri registrati in campi profughi in Turchia, 997.000 in Libano, 654.000 in Giordania, 126.000 in Egitto. Fa da contraltare al fenomeno dell’immigrazione, quello dell’esodo degli italiani, soprattutto giovani. Il centro studi Idos ha conteggiato 285.000 italiani che hanno fatto la valigia, ma il dato è riferito al 2016. Quest’anno potrebbe essere anche cresciuto.
Un tema di stretta attualità, infine, è quello del rapporto tra presenza straniera ed episodi di criminalità. Da decenni ormai nel nostro Paese i reati sono in diminuzione. Però, stando ai numeri del Viminale, gli immigrati – sul complesso dei reati commessi – sono stati quest’anno il 28% del totale dei denunciati o arrestati. Riguardo alcuni reati si registrano dei picchi: i non italiani sono il 40,8% dei denunciati per furto, il 37,5% di quelli segnalati per reati sessuali, il 51% per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione.
GM