Cambogia: la lotta delle donne contro gli sfratti coatti fa il giro del mondo

Tep Vanny (getty images)

Il panorama mondiale delle lotte a iniziativa femminile è stato molto frequentato di recente dai media internazionali sulla scia delle proteste delle donne indiane contro la violenza sessuale, il femminicidio e lo stupro che si sono sviluppate negli ultimi mesi. Oltre al ruolo interno che le lotte delle indiane hanno assunto per la formazione di un senso critico e di un’azione politica in relazione alla questione specifica della violenza sulle donne, un altro merito spetta infatti ai movimenti di liberazione del femminile sorti nel paese asiatico: quello di aver aperto all’attenzione della stampa le battaglie sostenute dalle donne nel mondo.

In questo senso va inquadrato un articolo pubblicato oggi dalla testata britannica The Guardian con il quale si mettono in luce i movimenti organizzati dalle donne cambogiane contro la pratica consueta degli sfratti. Il The Guardian presenta in particolare la figura di Tep Vanny, attivista trentaduenne cambogiana capofila del movimento femminile che lotta nei territori del lago Boeung Kak contro gli sfratti coatti praticati dalla compagnia cinese Shukaku.

Sono proprio le donne cambogiane ad aver iniziato in maniera pacifica la protesta, nel tentativo di riconquistare il diritto alla casa e alla dignità delle famiglie e dell’intera comunità di residenti nel territorio affidato alla Shukaku. L’azione della ditta cinese ha già distrutto le abitazioni di 10.000 residenti e viene ancora portata avanti.

Le donne cambogiane sono autrici di proteste costanti nei luoghi dello sfratto e di fronte al parlamento nazionale, dove si sono più volte esposte a petto nudo per significare la vulnerabilità dei loro corpi, di quelli dei loro figli, compagni e parenti esposti alla forza dello sfratto.

 

Nicoletta Mandolini