
Ci sono anche molti neonati al seguito delle loro mamme, tra gli operai cinesi che erano costretti a lavorare con turni faticosi e a vivere all’interno delle fabbriche in pessime condizioni igienico-sanitarie.
E’ la tragica scoperta dei carabinieri di Vigevano che in un’operazione condotta questa mattina hanno sequestrato due opifici clandestini gestiti da una coppia di cinesi ad Albonese e Parona, nella provincia di Pavia.
In base alle ricostruzioni fornite dalle forze dell’ordine, le fabbriche erano collocate all’interno di due villette dove erano residenti moglie e marito.
All’interno delle abitazioni, era stato creato un laboratorio per calzature, ma anche di griffe di alta moda nel quale lavoravano oltre venti cinesi tenuti incondizioni definite “disumane”.
Come riporta l’Ansa, gli operai, con le loro famiglie, lavoravano fino a quasi 20 ore al giorno e dormivano in piccole stanze dove erano anche stivati dei liquidi infiammabili: una cinquantina di bidoni da 30 litri di solventi usati per la lavorazione del cuoio.
Secondo le informazioni che trapelano dalla vicenza, si apprende che molti contenitori rimanevano aperti e le esalazioni venivano respirate da tutti i presenti senza sistemi di bonifica e sicurezza. Tanto che si è rivelato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per ripristinare i luoghi.
I Carabinieri della Compagnia di Vigevano hanno osservato per più giorni le abitazioni che secondo quanto riportano i media erano presidiate da una vedetta: nell’ambito dell’operazione le forze dell’ordine hanno distratto la sentinella fingendo di dover consegnare dei volantini.
I due titolari dei laboratori artigianali, marito e moglie cinesi di 30 anni sono stati denunciati con l’ipotesi di riduzione in schiavitù.
Anche due italiani, un uomo di 32 e una donna di 46, proprietari delle villette, con precedenti, sono stati denunciati per gli abusi edilizi commessi e funzionali a trasformare le case in opifici.
Redazione