I carabinieri di Gallarate al termine di un interrogatorio durato tutta la notte, al quale erano presenti il procuratore Gianluigi Fontana, il pm Raffaella Zappatini e i carabinieri del comando provinciale di Varese, hanno arrestato tre pregiudicati che avrebbero fatto parte del commando che ha assaltato, lo scorso 2 febbraio, un furgone della polizia penitenziaria e liberato Domenico Cutrì, ancora ricercato.
Stando a quanto si apprende dalle agenzie, i tre pregiudicati, residenti nell’alto milanese, che erano amici dei fratelli Cutrì, sono già stati trasferiti nel carcere di Busto Arsizio e durante il loro trasferimento hanno cercato di coprirsi il volto per non farsi fotografare.
Ai pregiudicati al momento non viene contestato il reato di tentato omicidio.
Cone riporta Repubblica.it sarebbero state rilevate anche intercettazioni telefoniche e ambientali a loro carico.
I carabinieri hanno reso noto di aver raccolto “gravi elementi di colpevolezza” a loro carico: il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura di Busto Arsizio.
Una quarta persona sarebbe stata fermata a Napoli: si pensa che sia un’imprenditore della cerchia di Cutrì che ha preso parte all’assalto del furgone penitenziario.
Secondo le indagini, i pregiudicati risiedono nella zona di Magenta e Inveruno, il paese in cui vive il clan familiare e sarebbo coinvolti sia nella fase dell’evasione che quella successiva della fuga.
In base alle ricerche, Cutrì sarebbe ancora nascosto nella zona del Milanese in attesa di scappare in Calabria, in quanto dopo la morte del fratello, la seconda fase della fuga potrebbe essere stata sospesa.
In base agli accertamenti sulle dinamiche dell’evasione, gli inquirenti hanno stabilito che nella sparatoria sono stati sparati almeno 32 colpi: tra questi quelli di calibro 9, compatibili con la pistola di servizio degli agenti e con le armi perse dai banditi e alcuni di calibro 7,65.
Redazione
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