Corte Ue: abuso di contratti a tempo determinato nella scuola

Una pausa durante un'udienza davanti alla Corte di Giustizia europea, Lussemburgo (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)
Una pausa durante un’udienza davanti alla Corte di Giustizia europea, Lussemburgo (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)

La Corte di giustizia europea ha emesso la sentenza in merito alla normativa italiana che permette contratti di lavoro a tempo determinato nel settore scolastico. E’ una bocciatura netta quella che proviene dal Lussemburgo, che potrebbe risolvere un braccio di ferro insegnanti precari-Miur che dura da anni.

“La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato”, recita la sentenza. Il quesito che era stato posto alla Corte in via pregiudiziale – in pratica, la Corte costituzionale e il Tribunale di Napoli prima di poter valutare il caso si sono rivolte alla Corte di Giustizia europea – domandava “se la normativa italiana sia conforme all’accordo quadro dell’Ue sul lavoro a tempo determinato”. La questione era stata sollevata da un gruppo di lavoratori precari che avevano operato come docenti e collaboratori amministrativi in vari istituti pubblici, vedendosi rinnovati periodicamente contratti a tempo determinato: la storia di tutti era simile, essendo stati impiegati ciascuno per non più di 45 mesi su un periodo di 5 anni. Le loro richieste in via giudiziaria prevedono che quei contratti siano riconosciuti come illegittimi, la conversione in tempo indeterminato, l’immissione in ruolo, il pagamento degli stipendi relativi ai periodi di interruzione tra i contratti e il risarcimento per i danni subiti.

Secondo i giudici del Lussemburgo la ragione è dalla parte dei lavoratori, poiché la legge italiana non contiene alcuna misura che possa contrastare questo uso abusivo dei contratti a tempo determinato, e “non prevede criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo risponda ad un’esigenza reale, sia idoneo a conseguire l’obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine. Non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a tali contratti”.

Il giudizio della Corte, trattandosi di rinvio pregiudiziale in merito a una questione di diritto comunitario, sarà vincolante per i giudici nazionali che dovranno risolvere la causa conformemente a quanto stabilito al più elevato grado di giudizio.

Ap