Aids, piaga ancora aperta. Nel 2013 boom di bambini sieropositivi

Slogan contro l'Aids (PATRICK LIN/AFP/Getty Images)
Slogan contro l’Aids (PATRICK LIN/AFP/Getty Images)

Le politiche contro l’Aids in Europa, e in particolare negli Stati dell’Est confinanti con Russia e Ucraina, sono fallite: questo il quadro impietoso che emerge – in occasione della giornata mondiale per la lotta all’Aids – dalla rilevazione dell’European Center for Diseaes Control and Prevention (Ecdc) e dell’Oms Europa, presentata oggi a Roma. Sono infatti 136mila i casi di nuovi soggetti sieropositivi riscontrati nel Vecchio Continente nel 2013: si tratta del numero più elevato di sempre, da quando – nel 1981 – il morbo, ridefinito all’epoca come “peste di fine millennio”, venne individuato e isolato per la prima volta.

Nel corso dell’incontro organizzato nella Capitale, il neo commissario alla Salute Ue, Vytenis Andriukaitis, ha sottolineato come “la situazione epidemiologica nei paesi che circondano la Ue è negativa”. Ha aggiunto il membro della Commissione Ue: “Mi riferisco a Russia, Ucraina, ma anche nelle aree del Sud. Questo costituisce un pericolo. Dobbiamo lanciare ancora una volta campagne informative e spingere le persone ad evitare ‘comportamenti a rischio’. Vanno evitati poi atteggiamenti discriminatori. Mi riferisco alla situazione di isolamento in cui si trovano molti tossicodipendenti, ma anche a quanto accade in Russia con le azioni nei confronti degli omosessuali”.

Gli fa eco Marc Sprenger, direttore dell’Ecdc: “Il problema è che in dieci anni non abbiamo ottenuto nessun progresso significativo nella riduzione delle infezioni. In tutta l’Europa le fasce di popolazione più a rischio non sono raggiunte con efficacia dalle campagne informative. Fra queste ci sono gli omosessuali, una categoria che rappresenta il 42% delle nuove infezioni”.

Bambini sieropositivi in Italia

Ciò che però preoccupa ancora di più nella giornata di oggi e che contestualmente invita a tenere altissima la guardia nella lotta all’Aids è “un incremento di nuove infezioni nei bambini” in Italia denunciato da Luisa Galli, responsabile del Centro di riferimento regionale per la prevenzione e cura dei bambini affetti da Aids dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

Spiega il medico: “Il tasso di trasmissione nei nati da donne immigrate Hiv positive è oltre tre volte quello delle donne italiane Hiv positive“. Ciò avviene perché in Italia le donne immigrate Hiv positive, il 67% delle quali arriva dall’Africa sub-sahariana, hanno ancora difficoltà ad accedere al test, alle terapie antiretrovirali in gravidanza e hanno più raramente un buon controllo dell’infezione al parto e meno accesso al parto cesareo elettivo quando necessario.

“Il tasso attuale di trasmissione nel nostro centro è dell’1%, rispetto al 20% in epoca antecedente l’attuazione delle strategie di profilassi”, ha concluso la Galli. I numeri fanno paura: oltre 700 attualmente i bambini e gli adolescenti con infezione da Hiv; oltre 500 i bimbi nati ogni anno da madri Hiv positive; quasi 10mila in un trentennio i bambini con infezione da Hiv o nati da madre Hiv positiva segnalati nel Registro italiano pediatrico.

 

GM