
Lo sciopero nazionale di Cgli e Uil è stato un po’ adombrato dal caso Mafia Capitale e il successivo Consiglio dei Ministri che si è tenuto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi sul tema dell’Anticorruzione. L’adesione allo sciopero è stata elevata, nonostante il premier Matteo Renzi, in visita in Turchia, abbia ribadito la necessita di procedere con le riforme, sottolineando che “significa avere il coraggio di cambiare, il coraggio di vedere le cose che non vanno, di non fare come quelli che mettono la polvere sotto il tappeto e dicono tanto le cose cambieranno. Le cose cambiano soltanto se le facciamo cambiare noi”.
Ai numeri delle piazze, Renzi risponde che “non sono il tipo da farmi impressionare” assicurando che “continueremo il confronto con i sindacati per le crisi aziendali”.
I numeri dello sciopero
In una nota la Cgil ha reso noto che “i primi dati che provengono dal settore industriale segnano un’altissima adesione allo sciopero generale”, evidenziando che vi è stata “una media di adesione del 70,2%, mentre sono affollatissime le cinquantaquattro piazze dove si stanno tenendo i cortei e le manifestazioni a sostegno dello sciopero generale”.
Numeri elevati in tutto il territorio nazionale, con “punte spesso anche del 100%”, per la Cgil che poi comunica che si sono fermati quasi il 50% di treni, oltre il 50% aerei, bus e metro al 70%.
In totale si sono svolte 54 manifestazioni in tutta Italia, tra le quali 10 regionali, 5 interprovinciali e 39 territoriali, mentre l’adesione è stata del 60% e ci sono state un milione e mezzo di persone in piazza.
“Il governo sbaglia ad escludere il confronto e la partecipazione con i sindacati. Devono scegliere se continuare a innescare il conflitto o aprire il dialogo: deve essere chiaro che noi non ci fermeremo”, ha dichiarato la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso, spiegando che “è un errore anche perché ci pare che la priorità che indica al Paese che è innanzitutto quella del bisogno di lavoro, non trovi corrispondenza nei provvedimenti che il governo sta facendo”. Un attacco diretto al Jobs Act definito da Camusso “norme da anni ’20”.
Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo ha invece voluto sottolineare che “ci sono ancora margini per rimediare; i decreti attuativi del Jobs act devono essere ancora emanati e la legge di stabilità ancora approvata”.
“Oggi fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta”, aggiunge Barbagallo, ricordando che “se si metterà mano ai 150 miliardi di evasione fiscale, ai 27 miliardi di costi della politica e alla riforma fiscale si potrà rilanciare l’economia”.
Tensioni
Durante le manifestazioni non sono mancatele tensioni, soprattutto a Milano e Torino dove la polizia ha caricato i ranghi di studenti e antagonisti, così come a Roma dove un gruppo di attivisti dei Movimenti per la casa è stato respinto nei pressi del Policlinico Umberto I. Circa 15 persone fermate, tre arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e un centinaio di denunciati, riporta invece la Questura riguardo allo sgombero dello stabile, aggiungendo che tre agenti del Reparto Mobile sono rimasti lievemente feriti dai petardi lanciati dall’interno dell’edificio.
A Torino si sono registrati 9 arresti, mentre due poliziotti sono rimasti feriti.
Nella capitale lombarda, non sono mancate note di ironia e di colore: infatti gli antagonisti travestiti da babbi Natale, hanno tentato di entrare nell’edificio della Regione per consegnare al governatore, Roberto Maroni, dei pacchi dono a simboleggiare il “pacco” dei tagli all’istruzione. Le forze dell’ordine hanno respinto il gruppo, dando vita a degli scontri che hanno registrato decine i feriti, tra cui 6 agenti di polizia del reparto mobile e 5 carabinieri del battaglione che hanno riportato contusioni.
Tensioni anche a Bari, dove Massimo D’Alema è stato accolto da un curo di “buffone, venduto”.
Scontri anche all’Università di Bologna dove era presente Marianna Madia. Il bilancio conta una decina di feriti tra i quali una ragazza avrebbe riportato una fattura ad una mano e sette agenti feriti. Mentre sei persone sono state arrestate.
Lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano è intervenuto invitando le parti a spegnere le tensioni: “È bene che ci sia rispetto reciproco”, auspicando che “non si vada ad una esasperazione come quella di cui oggi abbiamo il segno. Non fa bene al Paese”. “Mi auguro – ha poi aggiunto Napolitano da Torino- che si discutano sia le decisioni già prese, come quella della legge di riforma del mercato del lavoro, sia quelle da prendere soprattutto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in un contesto europeo”. E “si trovi la via di un discussione pacata”.
Polemiche ferrovie
Ma ieri non sono mancati momenti di tensione tanto che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi , prima dello sciopero aveva poi revocato la precettazione dei lavoratori del settore ferroviario dopo una trattativa con i sindacati che avevano parlato di un “gravissimo atto unilaterale”.
Dal canto suo, Lupi aveva poi precisato: “Nessuna retromarcia. C’è il diritto allo sciopero, ma bisogna anche tutelare il diritto di chi deve andare al lavoro”, spiegando che “la precettazione era doverosa e legittima e la Cgil deve rispettare le regole; due scioperi non possono essere convocati a distanza di 24 ore l’uno dall’altro”.
Il presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi Roberto Alesse a Radio 24. Ha poi spiegato che andranno valutate sanzioni per i sindacati che non si sono adeguati all’indicazione della Commissione. Lo sciopero nel settore ferroviario “resta in violazione delle regole e dovrà essere valutato attentamente nei prossimi giorni”,
C.D.