
Joe Cocker è morto all’età di settant’anni. Lo scrive la BBC sul suo sito Internet. Con lui se ne va un mito della musica mondiale: “reduce” di Woodstock, nella sua immensa carriera ha pubblicato 53 album, dei quali 22 in studio, l’ultimo dei quali, ‘Fire it up’, nel 2012. Il suo esordio discografico è datato 23 aprile 1969, quando esce ‘With a Little Help from My Friends’, quando esce il primo album, che prende il titolo dall’omonimo brano dei Beatles scritto da John Lennon e Paul McCartney e considerata dalla rivista ‘Rolling Stone’ una delle 500 canzoni più belle della storia.
Nello stesso anno, per l’artista nato a Sheffield arriva la consacrazione grazie alla sua partecipazione al megaraduno rock di Woodstock, uno degli eventi che ha cambiato la storia della musica. Da allora, in 45 anni di carriera, Joe Cocker ha inanellato un successo dietro l’altro, oscurato soltanto dai problemi di alcolismo con i quali ha avuto a che fare nel corso degli anni Settanta. A metà anni Ottanta, reinterpreta “You Can Leave Your Hat On”, brano scritto da Randy Newman nel 1972. La canzone fa parte della colonna sonora del film ‘Nove settimane e 1/2’: la voce di Cocker accompagna infatti uno striptease di Kim Basinger entrato di diritto nella storia del cinema.
Qualche anno prima, aveva interpretato in coppia con Jennifer Warnes, altra grande voce resa celebre per aver cantato ‘I’ve had the time of my life’, tema del film ‘Dirty Dancing’, il brano ‘Up Where We Belong’, divenuto celebre perché inserito ancora una volta in un celebre film, ‘Ufficiale e gentiluomo’, che gli valse l’Oscar come miglior canzone.
Il rapporto con l’Italia
Molto apprezzato dagli artisti italiani, tanto che ad esempio Zucchero Sugar Fornaciari si rifà a lui nelle movenze da bluesman, Joe Cocker, nel 1998, ha realizzato in duetto con Eros Ramazzotti il brano ‘That’s All I Need to Know’. Molti altri i brani memorabili dell’artista scomparso oggi, uno su tutti ‘Unchain My Heart’. Joe Cocker, che dal 2007 è stato nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, è morto a causa di un carcinoma polmonare del quale era malato da tempo.
GM