Buttò la figlia nel cassonetto: la reazione della madre al processo

Valentina Pilato (screen shoot you tube)
Valentina Pilato (screen shoot you tube)

Valentina Pilato non ha smesso di piangere per un solo attimo, durante la prima udienza del processo che la vede imputata per omicidio volontario.  La donna, che ha tre figli che oggi hanno 3, 7 e 9 anni, e che non vede da mesi, è  accusata di avere ucciso un anno fa la figlia appena partorita e di averla gettata in un cassonetto della spazzatura a poca distanza dalla sua abitazione una volta seduta sul banco degli imputati, guardata a vista da due guardie penitenziarie, ha ascoltato prima il pm Gaetano Guardì e poi il suo legale, l’avvocato Enrico Tignini, con la testa abbassata e il fazzoletto sul viso per asciugare le lacrime.

 La Corte di Cassazione, nei giorni precedenti all’udienza,  aveva annullato con rinvio la decisione del tribunale del riesame di Palermo che aveva confermato la custodia cautelare in galera  per la giovane. Secondo i giudici romani, il carcere, chiesto e ottenuto dalla Procura nell’aprile scorso, cioè a distanza di 5 mesi dal terribile gesto, non sarebbe la misura adeguata. Il caso, adesso, passa a un’altra sezione del tribunale del riesame che dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato della donna.

Il suo legale , durante il suo intervento in aula, ha  detto: “Durante il processo che non c’era la premeditazione nel fatto”. E ha chiesto di sentire in aula, nelle prossime udienza, il marito, Daniele M., presente in aula, la madre e la sorella dell’imputata, “ma anche gli amici e gli ex compagni di lavoro”, nel negozio di abbigliamento di Palermo in cui Valentina Pilato faceva la commessa. Ha ricordato che “dopo il trasferimento del marito in Friuli, nell’Esercito, Valentina Pilato è stata sradicata dai suoi affetti e dai suoi legami per trasferirsi a Gemona del Friuli, in un piccolo paesino di provincia”. L’avvocato Tignini ha anche sottolineato che la donna “è stata seguita dai medici psichiatri fin dal giorno che ha lasciato l’ospedale Cervello, nel novembre di un anno fa. Persino il giorno che è stata raggiunta dall’ordinanza di custodia cautelare, il 13 aprile del 2015, alle tre del pomeriggio, era stata nel centro specializzato per effettuare la visita psichiatrica”.

“La donna – spiegò il giudice nell’ordinanza – avrebbe posto in essere una serie di comportamenti lucidi finalizzati a sbarazzarsi della bambina: dall’alterazione del test di gravidanza – i familiari le avevano chiesto di farlo e lei ne aveva falsificato gli esiti – all’occultamento della gravidanza stessa, taciuta, per mesi, ai genitori e al marito”. Il processo è stato rinviato al prossimo 26 ottobre per ascoltare i primi quattro testi, si tratta di verbalizzanti della Polizia giudiziaria.