
Solo un anno fa una foto scattata dalla polizia di Hope (Indiana, Stati Uniti) faceva diventare tristemente nota Erika Hurt, madre 24enne di un bambino di un anno: nello scatto, infatti, la donna era ritratta svenuta all’interno del suo veicolo a causa di un overdose di eroina con la siringa ancora in mano. Sul sedile posteriore, legato al seggiolino, c’era il figlio che, incapace di capire cosa fosse successo alla madre, piangeva disperato.
Quella stessa foto che lo scorso anno ha fatto guadagnare la gogna mediatica ad Erika, oggi assume un valore differente. A postarla nuovamente sui social, infatti, è la stessa donna per ricordare a se stessa e agli altri quanto in basso fosse caduta, ma anche e sopratutto per dire al mondo che quel momento è stato un punto si svolta della sua vita, che quell’atroce atto nei confronti di se stessa e del suo bambino l’ha salvata.
Questo è ciò che scrive Erika nel post allegato alla foto: “Come sapete, ero in overdose in un parcheggio. Sì, con il mio adorabile bambino nella macchina con me. Ma quello che forse non sapete è che il tutto è accaduto come oggi, un anno fa. Ho deciso di ripostare l’immagine semplicemente perché mostra ciò che la dipendenza da eroina realmente è. E anche perché non voglio dimenticare dove mi ha condotto la strada della dipendenza. Non lo sapevo quel giorno, ma la mia vita stava per cambiare, drasticamente. Oggi sono in grado di focalizzarmi sul buono di questa immagine. Oggi sono la madre di mio figlio, di nuovo. Oggi sono grata per questa prova tangibile in grado di mostrare dove la dipendenza è capace di portarti. Oggi posso dire che è un anno che sono pulita!”.
Il post non è semplicemente un messaggio di rivalsa nei confronti di chi, a quel punto, l’ha giudicata incapace di prendersi cura del figlio, ma anche e sopratutto un modo per condividere speranza con chi, come lei un anno fa, è convinto che non si possa battere la dipendenza da eroina: “I giovani fanno degli errori. Non c’è nulla di male, le persone sbagliano ma poi devono riconoscerlo e tornare più forti di prima. Ecco tutto ciò che questa storia ci insegna”.
F.S.