
Suo figlio è nato tre anni fa ed è purtroppo affetto da Sma, l’atrofia muscolare spinale. Da allora Nikolas vive collegato alle macchine. Respiratore e sondino gastrico gli permettono di convivere con la sua malattia che ha bisogno di un’assistenza continua. Per questo sua madre, Veronica Piras, ha richiesto all’azienda per la quale lavorava un congedo di tre anni al 30% di stipendio, 800 euro netti al mese. La donna però è stata licenziata prima.
Già in occasione della sua gravidanza a rischio, la donna aveva avuto problemi con l’azienda, che le aveva imposto di posticipare il congedo obbligatorio, cedendo soltanto di fronte al certificato medico che attestava le sue difficili condizioni. Successivamente Veronica avrebbe richiesto il congedo triennale, consentito dalla legge, per assistere il figlio disabile.
La donna vive a Castiglione Mantovano e lavora da dieci anni per la Consulmarketing, azienda che si occupa di rilevare i prezzi per indagini di mercato nei supermercati di alcune province lombarde, arrivando fino in Trentino.
Come riportato dalla Gazzetta di Mantova, la donna collaborava con l’azienda dapprima con contratto di collaborazione da Co.co.co, essendo poi stata assunta a tempo indeterminato dal 2013.
Il congedo richiesto sarebbe scaduto il prossimo marzo 2018, eppure lo scorso giugno Veronica ha ricevuto una email in cui l’azienda le chiedeva di restituire il materiale utilizzato durante il servizio per la rilevazione dei prezzi, “come già richiesto nella lettera di licenziamento del 19 maggio”. Lettera che la donna afferma di non aver mai ricevuto. La sua vicenda sarà portata in aula il prossimo 13 dicembre dai legali Marco Carra e Nunzia Zeida. La lavoratrice e madre chiede ora al giudice la riassunzione sul posto di lavoro.
Una vicenda analoga è avvenuta Padova qualche mese fa. Una donna è stata licenziata dalla pasticceria nella quale lavorava avendo superato i 180 giorni di congedo per assistere la sua bambina di otto anni, da quattro affetta una grave forma di neuroblastoma.
BC