La cantante Loredana Bertè si è raccontata in un libro autobiografico: “Mio padre era un porco. Ha pestato mia madre e ucciso mia sorella Mia Martini”.
Loredana Bertè, che è tornata in tv l’anno scorso in veste di giudice di Amici, ha deciso di raccontare i suoi 65 anni di vita all’interno del libro autobiografico Traslocando – È andata così. In quelle pagine ripercorre tutti gli avvenimenti più trascendentali della sua esistenza: l’infanzia disperata, il rapporto con la sorella Mia Martini (deceduta nel 1995 in circostanze misteriose), del suo stupro e dei suoi amori tormentati. Alle due sorelle e cantanti, Raiuno ha dedicato ieri 6 luglio l’intera serata. In particolare, il 6 luglio è tornato anche a essere trasmesso su Rai 1 il film “Io sono Mia”, che omaggia proprio la Martini. La pellicola inizia con un’intervista rilasciata dalla cantante prima della sua esibizione a Sanremo del 1989 e ripercorre i momenti più importanti della sua vita.
L’infanzia di Loredana Bertè e le violenze domestiche
I suoi patemi vengono affidati a un linguaggio crudo, in grado di raccontare di quando la Bertè era ancora bambina e si trovava a Bagnara Calabra, suo paese natale.
“Sono cresciuta con la regola del niente: niente giocattoli, niente bambole, niente regali. Niente di niente. – scrive l’autrice – Da piccola non mi voleva nessuno. Il mio migliore amico era un cane, Clito, che abbaiava a chiunque si avvicinasse. Io e Clito eravamo soli contro tutti. La sera ci sdraiavamo insieme nel letto e aspettavamo il nostro destino… Il padre a passi lenti attraversava il corridoio. “Nasconditi”, mi pregava Mimì, mentre lui superava il bagno, la cucina e il salone. Ero solo una bambina… Ma chi fosse veramente il padre e quali abissi nascondesse la nostra apparente normalità, io lo sapevo”.
Queste le parole di Loredana Berté sul padre deceduto: “Era il mostro che avanzava in silenzio. Era l’uomo nero delle favole. Era il cattivo, il vigliacco che chiudeva la porta per non rischiare che qualcuno lo vedesse. Il porco che aveva un fremito. Il bastardo che sentiva un lampo di piacere. Noi e lui. Soli finalmente. Avevo cinque anni, ero terrorizzata. In canottiera, il padre si metteva comodo e si toccava, nella nostra stanza. Io e Mimì eravamo sveglie, ma facevamo finta di dormire.”
Loredana Bertè e “la dittatura del padre”
La Bertè racconta una storia di non ordinario orrore, che trova come protagoniste lei, Leda, Domenica (detta Mimì, che sara poi nota come Mia Martini) e i loro genitori, entrambi insegnanti.
“La vita in famiglia era un inferno, – scrive ancora la Bertè – dove si professava una sola religione: la dittatura del padre. Lui odiava le donne, voleva un figlio maschio ad ogni costo. Il padre ha marchiato il nostro futuro come nei mattatoi si marchiano le vacche, ha pestato mia madre per farla abortire. “Un’altra figlia?”, diceva. E poi la picchiava come un animale. Una volta l’ha lasciata in una pozza di sangue nel bagno. L’ha presa a calci uccidendo il figlio maschio che tanto desiderava.”
Quando il padre se ne va di casa, la Bertè racconta che la madre trascurava le figlie per dedicarsi a varie avventure.
La rinascita di Loredana Bertè e Mia Martini, il rapporto con Renato Zero
Loredana e Mia si trasferiscono a Roma e lì iniziano un percorso di vita accanto a Renato Zero.
“Era un folletto, un oggetto strano. Un alieno.– scrive – Io, lui e Mimì eravamo un trio inseparabile e dormivamo nello stesso letto. Cercavamo ingaggi, tavoli dove mangiare senza pagare. Facevamo l’autostop, io andavo avanti in minigonna per far fermare gli automobilisti.”
La Bertè trova conforto e amicizia in Renato Zero. Tuttavia i due un giorno litigano, quando lui (in qualità di produttore discografico) le chiede di modificare un brano cantato da lei. La Bertè non glielo perdona e, anche quando si incontrano ad Amici, lei gli lancia diverse frecciatine.
Loredana ha anche un lato tenero, che si evince dalla sua ultima confessione: “Avrei voluto un figlio per non essere sola, per potergli raccontare di me e dirgli: “Ti diranno tante cose su tua madre, sappi che non è vero niente. Vieni, te la dico io la vera storia!”
Vittima di violenza sessuale
A 18 anni Loredana è ancora vergine. Si trova a Torino e lavora in uno spettacolo con Rita Pavone. Conosce un giovane elegante, accetta la sua corte, ma la storia termina con uno stupro.
“Mi portò in un posto del c…, un orribile scantinato. Appena entrammo, chiuse la porta a doppia mandata. Provai ad uscire, ma mi riempì di cazzotti e di calci. Mi violentò, mi strappò i capelli, mi ridusse un cencio. Riuscii ad afferrare un vassoio, glielo spaccai in testa e quando fui all’aria aperta, tutta insanguinata, mi feci portare all’ospedale da un taci. Non denunciai quel pezzo di m… per timore che mia mamma mi desse il resto. Quell’episodio mi segnò, tanto che per quattro anni di uomini non ne volli più sapere.”
Da Panatta a Borg: tutti gli amori della cantante
Dopo quella tragica esperienza, si innamora del tennista Adriano Panatta (che per lei lascia sua moglie). Dopo di lui, si sposa con Tommaso Berger nel 1983, ma che si dimostra un pessimo marito.
“Era un figlio di papà, uno sr… che si fingeva povero e che piangeva miseria. – scrive la Bertè – E si faceva persino pagare il caffè.”
Inizia poi una serie di relazioni (tra cui quella con Luca Cordero di Montezemolo e Mario Lavezzi), fino ad arrivare al suo amore più tormentato: il tennista Bjorn Borg.
I due si sposano, ma il matrimonio non affatto idilliaco.
“Con lui ho perso tutto, sentimenti e conto in banca. Dopo un po’ smise di dedicarsi a me e iniziò a toccarsi per ore davanti ai film porno. La sua dipendenza dalla cocaina era mostruosa. Per sentirmi più vicina a lui, tentai di assumerla ai suoi ritmi, ma provai disgusto. E poi lui me la preferiva sempre.”
Il divorzio da Borg e la morte della sorella Mia Martini
Loredana decide di divorziare da Bjorn. Il suo dolore però aumenta esponenzialmente quando viene a sapere della morte della sorella. Mimì muore infatti in casa del padre, a cui si era avvicinata dopo 40 anni di lontananza. Quella sera prova a chiamare Loredana, ma lei non risponde al telefono e questa cosa la tormenterà tutta la vita.
Tutti parlano di suicidio, ma la Bertè non ci crede, per lei c’entra suo padre.
“Quando mi chiedono perchè sia così sicura che sia stata lui ad uccidere mia sorella, resto in silenzio, anche se avrei voglia di urlare. Lo so, è andata così. La scena me la sono immaginata tante volte. Lui che apre la porta, la trova a fumare una canna e inizia a picchiarla selvaggiamente. L’ha ammazzata di botte. Quando l’ho vista nella bara era piena di lividi”.